Assemblea degli associati del 18 marzo 2009

Pubblicato il 18/3/2009

Il 2008 è stato l’anno peggiore nella storia quasi trentennale del settore italiano del risparmio gestito. Alle difficoltà strutturali, che già avevano pesato sugli andamenti dell’intero 2007, si sono sovrapposti gli effetti della più dirompente crisi finanziaria che le ultime generazioni abbiano dovuto affrontare; una crisi che ha messo in discussione i modelli interpretativi, di cui disponiamo, e che si è andata aggravando negli ultimi quattro mesi dell’anno passato. In questi primi mesi del 2009 poi, la recessione degli ultimi due trimestri del 2008 ha rischiato di trasformarsi in una depressione globale.

In Italia, come altrove, la crisi ha determinato un crollo di fiducia e una marcata crescita dell’avversione al rischio degli investitori. A differenza degli Stati Uniti o di vari paesi europei, in Italia questa reazione dei risparmiatori non è stata però la conseguenza di una precedente sottovalutazione dei rischi e di comportamenti speculativi; essa ha piuttosto esaltato un tratto di comportamento che è stato tipico anche nel passato del risparmiatore medio italiano. Ciò ha reso ancora più difficile tenere distinto l’impatto, dovuto ai fattori di debolezza strutturale del settore italiano del risparmio gestito preesistenti alla crisi finanziaria e ‘reale’, da quello imputabile a tale crisi. Eppure un’analisi dello stato del nostro settore, mirata a predisporre le iniziative per il dopo crisi, non può prescindere da questa distinzione.

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