Via libera ai Pir alternativi

Pubblicato il 19/5/2020

I Pir alternativi sono realtà. Con l’approvazione del decreto legge ‘Rilancio’ da parte del governo cade l’ultimo ostacolo all’avvio dello strumento di investimento messo a punto da Assogestioni, che prevede la possibilità di investire in aziende non quotate e in strumenti di debito o credito per le piccole e medie imprese italiane.

“L’associazione è da sempre convinta che la crescita del Paese passi anche da un regime regolamentare e fiscale più favorevole” commenta Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni. “Accogliamo dunque con grande soddisfazione la notizia del recepimento da parte delle istituzioni della nostra proposta per i Pir alternativi, strumenti che avvicinano ulteriormente il risparmio privato degli italiani all’economia reale”.

Obiettivo dichiarato dei Pir alternativi è accentuare il ruolo del risparmio come risorsa finanziaria collettiva indirizzandolo su investimenti illiquidi, così da stimolare il tessuto imprenditoriale italiano delle imprese di piccole dimensioni.

“I Pir alternativi sono stati costruiti con l’obiettivo di far affluire risorse alle piccole e medie imprese non quotate, il cui accesso al capitale è ancora più complesso in una fase di forte pressione creata dall’emergenza sanitaria”, evidenzia Galli. 

L’idea che ha guidato l’associazione “è quella di dare agli investitori la possibilità di partecipare alla ripresa dell’Italia” che ci si auspica possa caratterizzare i prossimi mesi, con il Paese sempre più impegnato a uscire dalle sabbie mobili del lockdown. 

“Pubblico e privato devono unire le forze per mettere i risparmiatori in condizione di contribuire allo sviluppo dell’economia”, osserva Galli. “Grazie alla norma approvata dal governo con il ‘decreto rilancio’, l’industria del risparmio gestito può dare un ulteriore contributo mettendo in campo uno strumento di sostegno diretto alle Pmi, che valorizza il risparmio dei cittadini”.

 

Cosa c’è da sapere

Riassumiamo le caratteristiche dei Pir alternativi, prodotti dedicati a una clientela di segmento più alto – affluent o altre classi di clienti private – di quella tipica dei Pir ‘tradizionali’, rispetto ai quali sono del tutto complementari.

I Pir alternativi sono prodotti, con soglie di investimento più elevate e differenti vincoli di investimento rispetto ai Pir tradizionali, con cui hanno in comune l’incentivo dell’esenzione fiscale sui rendimenti finanziari a patto che il risparmiatore si impegni a mantenere gli investimenti per almeno cinque anni. 

Le soglie: nei Pir alternativi è possibile investire 150mila euro ogni anno fino al raggiungimento del tetto di 1,5 milioni.

I vincoli di investimento: i Pir alternativi investono almeno il 70% del valore complessivo in strumenti finanziari emessi da imprese con stabile organizzazione in Italia diverse da quelle inserite negli indici FTSE MIB e FTSE Italia Mid Cap, nonché in crediti delle medesime imprese e in prestiti a esse erogati. Il limite alla concentrazione degli investimenti in strumenti finanziari emessi dalla stessa impresa o da altra impresa appartenente al medesimo gruppo è previsto al 20% (rispetto al 10% dei Pir ordinari).

I Pir alternativi possono assumere qualunque forma ma – considerato l'oggetto di investimento tipicamente illiquido – si prestano a essere realizzati soprattutto tramite l’utilizzo di strumenti per i quali non sussistono i problemi di liquidità tipici dei fondi aperti: Eltif, fondi chiusi di private equity, fondi di private debt. Fonti di finanziamento alternative al canale bancario in grado di creare valore nel tempo.

Con i Pir alternativi, infatti, “gli italiani possono ottenere rendimenti potenzialmente meglio diversificati e superiori a quelli ormai bassissimi degli investimenti monetari e a breve termine, compressi verso lo zero dall’azione delle banche centrali”, conclude il direttore generale di Assogestioni.

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