Stesse tutele, maggiori opportunità: i Fia italiani riservati più vicini agli investitori
Nasce una nuova categoria di investitori per i Fia riservati. Questi strumenti, tipicamente destinati (al di fuori del perimetro degli istituzionali) alla clientela upper-affluent e private, altamente patrimonializzata e in grado di sopportare il rischio legato ad asset illiquidi, saranno ora disponibili anche agli investitori non professionali con una soglia di ingresso di 100mila euro, nel rispetto di alcuni presidi a tutela dell’investitore.
Una modifica apportata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con il decreto 13 gennaio 2022 n.19 (pubblicato in Gazzetta ufficiale il 15 marzo e che entrerà in vigore il prossimo 30 marzo) a seguito di una proposta Assogestioni che prevede, tra i vari aspetti di dettaglio, la valorizzazione del servizio di consulenza finanziaria finalizzata a garantire il corretto livello di tutela dei clienti-risparmiatori.
“In un contesto caratterizzato dalla necessità di forti investimenti in economia reale, il fatto che chi ha più capacità di risparmio, con una serie di tutele, possa investire in strumenti come i Fia riservati può rappresentare un’opportunità tanto per il risparmiatore quanto per il sistema economico nel suo complesso”, ha commentato Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni.
Una nicchia di mercato ad alto potenziale
I Fia, che comprendono i fondi diversi dagli UCITS come i fondi hedge, il private equity, il venture capital e strategie che fanno ampio uso di derivati, come i managed futures, rappresentano una realtà ricercata dagli investitori con la prospettiva di ottenere rendimenti decorrelati dai mercati pubblici e, potenzialmente, anche molto consistenti nel medio-lungo termine.
In Italia questo segmento non ha ancora espresso tutto il suo potenziale nonostante un settore produttivo largamente basato su piccole imprese, talvolta anche molto innovative, che per crescere hanno bisogno di mezzi finanziari al momento reperibili principalmente attraverso i tradizionali canali bancari.
Categorie di investitori in evoluzione
Questa l’idea di fondo che ha mosso l’Associazione nel 2020 a sottoporre al Mef una proposta di allargamento della platea dei Fia riservati. La normativa (DM n. 30/2015) consentiva l’accesso a investitori professionali (banche, Sgr, Sicav, fondi pensione, imprese di assicurazione, fondazioni bancarie e persone fisiche e giuridiche in possesso di specifica competenza ed esperienza in operazioni in strumenti finanziari, espressamente dichiarata per iscritto) e agli investitori non professionali con quote o azioni per un importo non inferiore a 500mila euro.
Le modifiche al DM n. 30/2015 consentono la partecipazione ai FIA italiani riservati anche agli investitori non professionali con investimento minimo non inferiore a 100mila euro non frazionabile e con un limite di concentrazione - per tutti gli investimenti in FIA riservati – pari al 10 percento del proprio portafoglio finanziario, che effettuano l'investimento nell'ambito della prestazione del servizio di consulenza in materia di investimenti, nonché ai soggetti abilitati alla prestazione del servizio di gestione di portafoglio che, nell'ambito di detto servizio, sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioni del Fia per un investimento minimo iniziale non inferiore a 100mila euro per conto di investitori non professionali.
“La soglia di 100mila euro”, spiega Roberta D’Apice, direttore affari legali di Assogestioni, “coincide con quella prevista nel Regolamento Euveca ed Eusef per la definizione dell’investitore semi-professionale”. “L’obbligo di effettuare l’investimento nell’ambito della prestazione del servizio di consulenza”, prosegue, “è volto ad assicurare l’applicazione della valutazione di adeguatezza prevista dalla MiFID II”.
Altro elemento qualificante della proposta di Assogestioni accolta dal Mef è quello di considerare una definizione di portafoglio finanziario dell’investitore ‘allargata’, comprensiva cioè non solo degli strumenti finanziari e dei depositi bancari (inclusi i conti correnti), ma anche dei prodotti d’investimento assicurativi, “rappresentando questi prodotti una componente rilevante del patrimonio finanziario degli investitori italiani”, specifica in conclusione D’Apice.