I Pir aiuteranno la crescita del Paese

Pubblicato il 15/6/2020

“L’inclusione di una componente illiquida nei portafogli degli investitori costituisce la grande sfida del risparmio gestito nel mondo a tassi zero. Un riferimento fondamentale anche nel post-Covid19”.

Con queste parole del direttore generale di Assogestioni Fabio Galli si aprono i lavori della prima conferenza online di Assogestioni in vista dell’11esima edizione del Salone del Risparmio, a tema “Pir: il risparmio al servizio dell’economia reale. Dai mercati quotati agli strumenti illiquidi”, che ha totalizzato circa 1500 partecipazioni simultanee da parte degli operatori del settore (di cui 1 su 10 collegati dall’estero).

“Abbiamo sempre creduto nei Pir, sin dal 2017 con il lancio di quelli tradizionali”, afferma Galli. “La norma sui Pir è molto importante per due motivi principali: primo, il lungo periodo, con l’incentivo a rimanere investiti nel tempo mantenendo il sangue freddo nei momenti di difficoltà. Secondo, quello di andare verso asset class fino a ora non accessibili come gli strumenti illiquidi non quotati – un passaggio che ci porta verso l’economia reale”.

La norma, prosegue Galli, “mette insieme l’interesse delle famiglie di risparmiatori, dello Stato e degli operatori che si prendono una grande responsabilità. C’è stata una grande convergenza politica verso i Pir, e di questo ringraziamo il governo. Allo stesso tempo, va sottolineata anche la grande capacità di analisi e di confronto costruttivo dell’industria”.

 

Il punto sui Pir

L’unione di intenti tra mondo politico e industria del risparmio gestito è testimoniata e riassunta dalla partecipazione di Stefano Scalera, vicecapo di gabinetto del Mef, secondo cui l’obiettivo dei Pir è “creare un incentivo strutturale che indirizzi stabilmente il risparmio privato verso l’economia reale”.

Nel suo discorso introduttivo (presentazione disponibile per la consultazione a questo link) Scalera ripercorre le recenti modifiche ai Piani individuali di risparmio. “I Pir 1.0 lanciati nel 2017 hanno sostenuto la capitalizzazione di Borsa e le nuove quotazioni. Tuttavia, da questo progetto restavano fuori quelle piccole e medie imprese che non erano pronte alla quotazione”, osserva.

“L’intenzione del legislatore è sempre stata quella di convogliare nelle Pmi una parte del risparmio italiano, uno degli asset del Paese, in modo da creare un ponte di collegamento stabile tra risparmio privato e tessuto produttivo italiano composto dalle piccole e medie imprese non quotate”, ricorda il dirigente di Via Venti Settembre.

Ed è proprio per predisporre un incentivo che andasse anche nella direzione delle aziende non quotate che si è arrivati all’istituzione dei Pir alternativi con il decreto legge n. 34, cosiddetto «DL Rilancio», che ha permesso “il completamento del quadro e l’integrazione del set dei piani di risparmio sottoscrivibili dai risparmiatori, basati su incentivi fiscali che rilancino il risparmio privato incanalandolo verso l’economia reale”.

Il riferimento è ai Pir Alternativi, che “si aprono più decisamente al mondo delle società non quotate e di minori dimensioni”, afferma Scalera riassumendo le caratteristiche dello strumento. “Si tratta di panieri che devono investire almeno il 70% del fondo in società italiane che non appartengono al paniere Ftse Mib e al Ftse Mid”.

Le novità rispetto ai Pir tradizionali sono molteplici: “il gestore può acquistare sia quote di aziende sia debito; la defiscalizzazione sulle plusvalenze è ampliata fino a 150mila euro all’anno per dieci anni rispetto ai 30mila euro per cinque anni; il vincolo di concentrazione passa dal 10% al 20%”.

I vantaggi? “Possono essere realizzati in diversi modi e con un’ampia categoria di strumenti”, in quanto la norma “lascia libertà di utilizzo dello strumento preferito a condizione che il Pir sia composto da investimenti qualificati”, ha proseguito Scalera, aggiungendo che al momento si sta dialogando con l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass). 

E in merito al «vestito», per i fondi di investimento che investono principalmente in asset illiquidi, quello che calza a pennello (pur non essendo imposto dalla norma) “sembra essere un Fia chiuso o un Eltif”. Giova ricordare che proprio una più ampia accessibilità dei fondi alternativi riservati è un altro degli obiettivi per lo sviluppo del risparmio gestito promossi da Assogestioni in questi mesi.

In chiusura, il dirigente del ministero dell’economia e delle finanze ricorda che “tutti gli investimenti non devono essere considerati solo dal punto di vista fiscale, bensì all’interno di un’asset allocation complessiva del portafoglio, in cui a un rendimento maggiore corrisponde necessariamente un rischio più alto”.

 

Pir, questo conosciuto

“Covid ha sensibilizzato gli italiani che hanno avuto più tempo per riflettere. Secondo il consenso, quando si tratta di investire in piccole e medie imprese l’interesse è elevato e gli investimenti in economia reale possono contribuire al rilancio del Paese”. Lo afferma Nicola Ronchetti, fondatore e a.d. di FINER Finance Explorer, istituto di ricerca in ambito economico e finanziario (qui la presentazione del suo intervento).

La ricerca è stata condotta in due fasi, prima e dopo l’emergenza (fino al 26 maggio 2020) coinvolgendo 2.700 soggetti tra investitori finali (1.600), professionisti (1.000 tra consulenti finanziari, private banker e operatori bancari) e fund selector (100).

La principale evidenza della ricerca è che il mercato potenziale c’è ed è ampio e qualificato. Tra gli investitori finali si registra una crescita sia dei livelli di conoscenza (+14% rispetto alla prima rilevazione) che di interesse (+13%) verso gli investimenti in economia reale dopo la pandemia. Il lockdown “ha reso gli investitori finali più edotti – hanno avuto più tempo per informarsi – e anche maggiormente sensibili avendo sperimentato una nuova vulnerabilità a cui non erano preparati”.

Ronchetti ha poi evidenziato che il grado di interesse dell’investitore cresce all’aumentare del portafoglio: “Tanto più gli italiani hanno un patrimonio elevato, tanto più sono propensi a investire. C’è inoltre la disponibilità a rinunciare a qualche punto base di rendimento pur di investire in aziende italiane. La sensazione è che ci sia una forte onda di emotività dopo il lockdown. Un altro elemento molto importante è l’interesse a investire in aziende il cui impatto sociale e ambientale sia oggettivamente misurabile. Anche questo interesse cresce in modo significativo”.

I professionisti del risparmio “riconoscono a questo tipo di investimenti un’importanza significativa”, dice Ronchetti, pur evidenziando che sia gli operatori sia i risparmiatori vanno informati, educati e sviluppati. 

“Consulenti finanziari, private banker e bancari, pur essendo tutti convinti che gli investimenti in economia reale possano contribuire alla ripartenza del Paese, ne sottostimano (del 27%) l’aumentato interesse e la propensione alla sottoscrizione da parte dei clienti”.

La vera sfida per il lancio dei prodotti illiquidi “passa dunque dall’informazione e dalla sensibilizzazione dell’investitore finale da parte della distribuzione e delle Sgr”, afferma Ronchetti. “Questo è il punto di vista dei fund selector, che sembrano cogliere questa distonia tra domanda e offerta e auspicano un ruolo più proattivo soprattutto della distribuzione ma anche delle case prodotto”.

 

Ottimismo e senso della realtà

Chiamate in causa, le società di gestione del risparmio intervenute al convegno rispondono con convinzione. Sui Pir Alternativi i gestori concordano che saranno uno strumento che aiuterà la crescita del Paese, in quanto “ottimo esempio di iniziative concrete nell’interesse del settore produttivo italiano, che è un fatto essenziale per la crescita dell’industria del risparmio gestito. Sono ottimista su questi strumenti e questa riforma incontra grande apprezzamento” afferma Andrea Ghidoni, amministratore delegato di Pramerica.

La norma introdotta dal DL Rilancio è una riforma “che trova grande apprezzamento e potrà ridurre il gap rispetto agli altri Paesi europei” prosegue Ghidoni. Inoltre, i Pir alternativi “portano con sé un aspetto fiscale importante e per le loro caratteristiche saranno di sostegno alle Pmi e all’economia reale che sono le più colpite dal Covid-19”.

L’Italia ha necessità di crescere “per evitare che il debito pubblico diventi una zavorra. Uno dei modi di crescere è l’apertura delle eccellenze delle nostre imprese al mercato e agli investitori”, afferma Ugo Loser, amministratore delegato di Arca Fondi, secondo cui i Pir alternativi “faranno confluire risorse concrete verso l’economia reale e andranno ad investire nelle imprese aiutandole a crescere”.

Secondo Alessandro Melzi d’Eril, amministratore delegato di Anima Sgr, “si sono visti gli effetti benefici con l’arrivo dei Pir nel 2017 che sono proseguiti anche nel 2019 con le quotazioni. Fondamentale è evitare lo «stop and go» delle normative su questi prodotti”.

Chi ha sottoscritto un Pir tradizionale “può sottoscriverne uno alternativo”, spiega Saverio Perissinotto, amministratore delegato di Eurizon. “Il nostro Paese è ricco di piccole e medie imprese che troverebbero beneficio con l’accesso al mercato dei capitali”. Tuttavia, mettere a terra i Pir alternativi “non è un lavoro per tutti perché bisogna conoscere tutto delle piccole e medie imprese: struttura, filiere di settore e ovviamente il management”, precisa Perissinotto. In definitiva, per il successo di questi strumenti serve però anche una qualità “non semplice da trovare nell’investitore italiano”, dice l’a.d. di Eurizon. “La pazienza, che invece nei mercati illiquidi è la virtù principale”.

 

Dal consulente al risparmiatore

In chiusura, la parola è passata ai responsabili di due delle principali reti di consulenza finanziaria in Italia: Tommaso Corcos, amministratore delegato di Fideuram ISPB e Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum.

“La creazione dei Pir alternativi è uno sviluppo di sistema particolarmente rilevante”, ha sottolineato Corcos, che in Assogestioni ricopre la carica di presidente. “È un sistema che va a finanziare quel segmento di mercato delle piccole e medie imprese che era stato solo parzialmente seguito con i Pir tradizionali.

Il secondo elemento rilevante è che noi immaginiamo, come Assogestioni, di creare una serie di attori importanti che vanno rafforzare il mondo delle piccole e medie imprese. Quindi un sistema di filiera che rafforza il sistema finanziario italiano che si occupa delle Pmi, che sono l’ossatura manifatturiera del nostro Paese”.

Il mondo dei Pir, rivendica Corcos, “ha funzionato, e fin quando sono stati lanciati quelli tradizionali abbiamo continuato a lavorare con tutti per far modo che questo sistema venisse mantenuto vivo e si producessero delle novità”.

Ed è proprio con le considerazioni di Massimo Doris sul tema dei Pir tradizionali che si è chiuso il convegno online. “Quando sono nati i Pir siamo stati tra i primi a credere in questa tipologia di prodotti. Ora nascono i Pir alternativi, uno strumento in cui crediamo nuovamente. Voglio però ricordare che mentre i Pir tradizionali sono strumenti che, potenzialmente, si rivolgono a qualsiasi risparmiatore, quelli alternativi non sono proprio per tutti. Sono uno strumento che si affianca agli altri, Accolgo questa tipologia di prodotti e credo che c’era proprio bisogno, ma non dobbiamo dimenticarci di quelli tradizionali che si rivolgono alla grandissima platea di risparmiatori italiani e che in termini di volumi possono fare anche di più. In quanto complementari, sono entrambi strumenti importanti”.

La conferenza ha rappresentato il primo appuntamento di un ciclo di incontri online che prendono il nome “Aspettando l’11esima edizione de Il Salone del Risparmio”, organizzati da Assogestioni in collaborazione con FocusRisparmio e le società sostenitrici dell’evento. Un modo per dare continuità al Salone del Risparmio, proseguendo nel dialogo con i professionisti e offrendo loro opportunità informative e formative.

 

Rivivi la conferenza on demand

 

Sul sito eventi.salonedelrisparmio.com è disponibile il programma dei prossimi incontri.

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