I fondi comuni nel portafoglio delle famiglie italiane

Pubblicato il 17/11/2010

Pubblicato da Assogestioni il nuovo quaderno di ricerca di Assogestioni "I fondi comuni nel portafoglio delle famiglie italiane: caratteristiche della clientela, struttura della domanda, scelte allocative", dedicato all'analisi delle caratteristiche dei sottoscrittori di fondi comuni in Italia.

Mentre il dibattito circa l’andamento dell’industria dei fondi comuni si concentra frequentemente sui temi dell’offerta quali la produzione, la distribuzione e la regolamentazione, lo studio di Assogestioni si propone di fornire un contributo alla comprensione della struttura della domanda attraverso l’analisi delle decisioni delle famiglie circa l’investimento in fondi.

Lo studio delle principali caratteristiche socio-demografiche dei sottoscrittori diretti, in linea di continuità ed evoluzione rispetto ai rapporti pubblicati negli scorsi anni dall’associazione, (vedi sezione dati - Fondi comuni mensile anticipazioni) consente di tracciare l’identikit del sottoscrittore-tipo e la sua dinamica nel tempo: un impiegato che acquista fondi in modalità Pic tramite la rete bancaria, residente al nord-ovest, di 55 anni (4 in più rispetto a 6 anni prima) ed è in possesso di un diploma di scuola media superiore, con un graduale ma continuo aumento del peso degli investitori donna.

I dati raccolti offrono spunto per numerose riflessioni alle quali qui facciamo solo breve cenno.

L’analisi del dato relativo all’aumento dell’età media rivela come questa non sia dovuta solo al processo di invecchiamento della popolazione, ma anche ad un insufficiente ricambio generazionale. Questa informazione unita all’elevata concentrazione del patrimonio investito (pochi sottoscrittori detengono un’ampia quota di patrimonio), potrebbe indicare sia una ridotta capacità di risparmio dei giovani che hanno perso capacità di risparmiare ma anche la difficoltà dei fondi a farsi riconoscere come opportunità di diversificazione proprio per chi ha ridotte somme da investire.

L’analisi della struttura e della dinamica della domanda fa emergere altri elementi con implicazioni di policy e commerciali rilevanti: è stato infatti possibile individuare quale fattore determinante nelle variazioni della quota di ricchezza finanziaria destinata dalle famiglie italiane ai fondi (share) la decisione di entrare e/o uscire dal mercato dei fondi comuni piuttosto che la diminuzione della quantità di risparmio da allocare al prodotto di risparmio gestito. La decisione di acquistare un fondo e quindi di partecipare sembra, inoltre, essere guidata dagli stessi fattori che conducono alla scelta di investimento in attività rischiose.

Si evidenzia inoltre un ruolo significativo giocato dei promotori finanziari che, forse grazie alla consulenza e al rapporto con il cliente, sostengono l’investitore verso scelte di fondi più rischiose e di portafogli di più prodotti. La distribuzione bancaria, sembra invece prevalentemente puntare su un solo prodotto tipicamente flessibile, che incorpora già un asset allocation “mista”, o su fondi obbligazionari caratterizzati da un profilo di rischio generalmente più basso.

La relazione tra età e probabilità di possedere portafogli rischiosi pare invece indipendente dal canale distributivo e mostra, in coerenza con una delle regole base di asset allocation di lungo periodo, una correlazione negativa tra le due variabili.

E’ possibile scaricare l’intera ricerca e la presentazione.

Leggi Anche