Solidi anche quando le Borse vanno giù

Pubblicato il 8/1/2009

Molti investitori puntualmente cadono nell’errore di comprare sui massimi e vendere sui minimi, con il risultato di ottenere rendimenti deludenti. In pratica, inseguono i trend, anziché cavalcarli. Alcuni studi dimostrano che la performance di un fondo può discostarsi anche significativamente da quella realizzata dal singolo risparmiatore, che entra ed esce frequentemente.

I fondi sono strumenti di investimento e non di trading. Intesi in questo senso hanno aiutato i risparmiatori a navigare nelle acque agitate della Borsa. Nonostante la profonda crisi che ha colpito i mercati nell’ultimo anno, i migliori comparti azionari continuano ad avere rendimenti positivi nel quinquennio, orizzonte minimo per questo tipo di strumenti.

Negli Stati Uniti, un investitore tiene un fondo in media cinque o sei anni, senza preoccuparsi delle oscillazioni che può avere nel breve periodo. Questo atteggiamento ha aumentato la fiducia degli americani nel risparmio gestito a discapito dell’acquisto diretto di azioni e obbligazioni. I fondi, inoltre, sono utilizzati a fini previdenziali all’interno dei piani 401(k).

L’attuale crisi ha carattere eccezionale, perché gli indici hanno raggiunto livelli di volatilità record e in appena due mesi hanno perso fino al 40% del loro valore. I tempi di recupero saranno più lunghi rispetto al passato. Non per questo, lo strumento “fondo” perde la sua solidità. Può diminuire il valore del suo patrimonio, può essere liquidato o fuso in un altro comparto se gli asset si riducono al punto da non permettere una gestione efficiente del portafoglio, può sospendere temporaneamente i riscatti a tutela degli investitori, ma non può fallire. E in ogni caso tutte queste operazioni devono essere eseguite solo se previste nel Prospetto informativo, secondo le modalità in esso indicate. Insomma, non all’insaputa del risparmiatore. Infatti, questo documento deve sempre essere consegnato prima della sottoscrizione.

 

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