FISCALITA' - Nessun equalizzatore nella proposta fiscale di Assogestioni
La significativa trasformazione in atto nell’industria del risparmio gestito ed il momento di mercato che segna rilevanti deflussi dai fondi di diritto italiano richiede un’attenta analisi complessiva, che certamente non può trascurare il fatto che il fenomeno ha tra le sue principali cause il differente e più sfavorevole trattamento fiscale dei fondi domestici rispetto a quelli comunitari armonizzati.
Nel passaggio dalla tassazione sul maturato a quella “sul realizzato” per i fondi di diritto italiano l’associazione non prevede l’introduzione di alcun tipo di equalizzatore, nemmeno “leggero”. Questo è uno degli aspetti della nuova proposta di Assogestioni, che evidenzia le seguenti linee guida.
1. Tassazione dei proventi, che derivano dalla partecipazione ai fondi italiani, direttamente a carico degli investitori.
2. Prelievo dell’imposta al momento del realizzo dei redditi, cosicché l’imposizione fiscale avverrebbe al momento del percepimento dei proventi periodici ovvero del disinvestimento per riscatto o cessione delle quote, secondo le regole già oggi applicabili ai proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi esteri comunitari e dall’investimento in molti altri strumenti finanziari.
3. Mantenimento in capo al fondo della qualifica di soggetto “lordista” nella fase di percepimento dei redditi di capitale (tranne le eccezioni ad oggi esistenti).
4. Trasformazione dei risultati negativi di gestione, maturati al 31 dicembre 2007, in crediti di imposta infruttiferi e non rimborsabili che le SGR, le SICAV e i soggetti incaricati del collocamento delle quote o di azioni dei fondi lussemburghesi storici possano utilizzare per compensare le ritenute applicabili in capo ai partecipanti sui proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi da essi gestiti.
Come già emerso l’impatto di tali interventi sulla finanza pubblica è praticamente nullo.
La trasformazione dei risultati negativi di gestione accumulati in credito di imposta infruttifero e non rimborsabile, infatti, non comporta alcuna perdita di gettito (questo diventa utilizzabile da ogni SGR in compensazione delle ritenute sui proventi percepiti dai partecipanti ai fondi dalla stessa gestiti).
Pur in un contesto in cui i fondi comuni d’investimento sono privati della soggettività tributaria, la proposta per lo smobilizzo del risparmio d’imposta trasformato in credito d’imposta è, infatti, di adottare la regola che ne guida l’utilizzo nel sistema attuale.
Nel regime attuale, i risultati negativi dei fondi italiani di investimento possono essere compensati con i risultati positivi maturati da altri fondi gestiti dalla stessa SGR oppure riportati in avanti senza limiti temporali. Nella nostra proposta i corrispondenti crediti sono utilizzabili dalla singola SGR a scomputo delle ritenute applicabili in capo ai partecipanti sui proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi stessi. Tale previsione garantisce che l’ammontare delle minori ritenute versate corrisponda a quello della minore imposta sostitutiva che i fondi in questione avrebbero versato, compensando il risultato positivo di gestione maturato con i risultati negativi di gestione riportati dagli anni precedenti.
Si noti infine che anche l’effetto tax deferral della riforma, dovuto al passaggio dalla tassazione per maturazione a quella per cassa, avrebbe un impatto molto limitato. Assumendo che il periodo medio dell’investimento in fondi continui a essere – come oggi – di pochi anni, tale impatto si esaurirebbe entro breve tempo dall’avvio della riforma.