Incentivi fiscali, Pir cruciali per lo sviluppo delle Pmi italiane

Pubblicato il 15/4/2021

Proseguire nell’attività di indirizzo del risparmio verso i settori produttivi e a sostegno delle piccole e medie imprese (Pmi), attraverso emendamenti e aggiornamenti del quadro normativo e delle disposizioni di legge relativi alle agevolazioni fiscali e agli incentivi agli investimenti.

È il messaggio espresso da Assogestioni in audizione alla decima Commissione Attività produttive della Camera, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge per la promozione delle start-up e delle Pmi innovative mediante agevolazioni fiscali, incentivi agli investimenti e all’occupazione e misure di semplificazione. 

“Rispetto a quando è stato presentato il primo ddl, il quadro normativo è radicalmente cambiato ed è opportuno valutare le nuove misure alla luce dell’attività legislativa di questi due anni” afferma Arianna Immacolato, direttore fisco e previdenza di Assogestioni.

L’associazione, aggiunge Immacolato, “apprezza le iniziative dei disegni di legge abbinati A.C. 1239 e 2739 che intervengono proprio su questi aspetti, nella prospettiva di migliorare il quadro normativo di riferimento e creare nuove possibilità di accesso al capitale finanziario da parte di tali imprese”.

 

Il ruolo dei Pir alternativi
Dopo una revisione del quadro normativo relativo agli incentivi fiscali collegati agli investimenti in Pmi, per cui si rimanda al testo integrale dell’audizione, l’intervento di Immacolato si è focalizzato sul lancio a maggio 2020 dei Pir alternativi.

La specialista ha ripercorso le tappe dello strumento, definito un “importante passo a sostegno delle imprese di minori dimensioni” anche grazie all’ampia formulazione della normativa, che consente che l’investimento dei Pir alternativi possa essere effettuato anche in imprese che siano start-up o Pmi innovative.

Risparmio come chiave per il rilancio, dunque. “Per valutare l’efficacia delle misure oggi esistenti abbiamo verificato i principi al riguardo indicati dalla Commissione Ue. Se raffrontiamo le linee guida della Commissione con quanto previsto ad oggi nel nostro ordinamento, gli elementi indicati sono tutti presenti. Per le persone fisiche che investono per il tramite di Pir alternativi in start-up e Pmi innovative il quadro normativo è desiderabile ed efficace”, afferma Immacolato.

 

Allargamento della platea degli investitori

La piena efficacia di tali misure di incentivo richiede tuttavia un quadro regolamentare che consenta l’accesso al mercato dei capitali privati a una più ampia categoria di investitori.

“È importante che il quadro regolamentare degli investimenti sia tale da consentire all’investitore non professionale un più facile accesso al mercato di capitali”, sottolinea Immacolato. “Per questo siamo in attesa di modifiche al decreto del Ministero dell’economia e delle finanze 30 del 2015, che dovrebbero prevedere una facilitazione all’ingresso nel mercato di capitali privati per investitori non professionali” ai fondi di investimento alternativi riservati.

 

Stabilità e lungo termine

In chiusura di intervento, Immacolato ha evidenziato: "È fondamentale che le agevolazioni siano stabili nel tempo. Riteniamo opportuno non intervenire troppo sull’impianto esistente se non con modifiche che possano fortificare le misure esistenti". 

Eventuali modifiche potrebbero essere introdotte “solo per potenziare e rendere più fruibili le misure già esistenti”, come nel caso di un intervento che possa potenziare il riconoscimento del credito d’imposta a fronte di minusvalenze derivanti da investimenti in Pir alternativi.

“L’agevolazione oggi riguarda solo investimenti fatti entro il 31 dicembre di quest’anno, mentre i Pir alternativi stanno partendo ora”, ricorda Immacolato. Si tratta di strumenti che richiedono tempi più lunghi per poter essere lanciati, quindi bisogna anche saper attendere per valutare gli effetti di queste misure sulla raccolta”.

Infine, in risposta a una domanda della commissione, la responsabile fisco e previdenza di Assogestioni afferma che il regime «de minimis» costituisce “un limite per l’investimento in Pmi e Start-up innovative”, precisando che un’eliminazione della regola “renderebbe necessario richiedere l’autorizzazione alla Commissione europea per poter beneficiare delle agevolazioni fiscali”.

 

L’impatto dei Pir sui segmenti meno quotati

Successivamente Alessandro Rota, direttore dell’ufficio studi di Assogestioni, ha portato all’attenzione dei componenti della Commissione Attività produttive della Camera le evidenze empiriche del ruolo dei Pir a sostegno delle Pmi.

Giunti ormai al quarto anno di vita, l’impatto dei Pir ordinari sui segmenti di mercato azionario meno capitalizzati “è stato più che positivo”, spiega Rota. A fine 2020, le partecipazioni detenute dai piani di risparmio rappresentano il 10% del flottante del segmento Aim e il 9% dei segmenti Small Cap e Mid Cap – risorse che in termini assoluti ammontano a quasi 4,5 miliardi. In prospettiva, a fine 2020 lo stock complessivamente totalizzato dai 71 fondi Pir censiti è pari a 17,8 miliardi, circa il 2% del totale dei fondi aperti.

Per quanto concerne i Pir alternativi, “a fine 2020 ne censiamo due già avviati, con un patrimonio complessivo di 250 milioni”. Allo stesso tempo, aggiunge Rota, “sono stati ideati e promossi diversi Pir alternativi che vedranno il definitivo decollo nel 2021, anno che potrà essere considerato come il primo vero anno di vita di questo importante strumento di sostegno all’economia reale”, le cui tempistiche di lancio e conclusione delle attività di investimento “tendono ad essere mediamente dilatate di alcuni mesi”.

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