I PIR continuano a sostenere le PMI italiane

Pubblicato il 9/11/2023

Le piccole e medie imprese italiane e l’universo delle società non quotate si confermano il target degli investimenti dei PIR ordinari e alternativi.

La conferma arriva dall’aggiornamento con dati a fine giugno 2023 dell’Osservatorio PIR curato dall’Ufficio Studi di Assogestioni, che monitora costantemente l’andamento del mercato dei PIR, sia ordinari che alternativi, che ad oggi vale circa 19 mld euro.

I PIR ordinari hanno accompagnato la crescita dell’EGM

I dati mostrano che l’incidenza degli investimenti dei PIR ordinari sul flottante degli indici di Borsa si attesta all’8% per l’EGM e le small-cap e al 9% per le mid-cap, contro l’1,3% del Ftse Mib. Inoltre, i PIR ordinari hanno nettamente superato i livelli minimi di investimento previsti per le società a minore capitalizzazione, in quanto, sul 70% del portafoglio in emittenti italiani, investono il 51% al di fuori del Ftse Mib contro il 25% previsto dalla normativa, e il 17% ad esclusione sia del Ftse Mib che del mid-cap contro il 5% stabilito dal legislatore.

Immagine 1 - PIR ordinari: investimenti azionari, incidenza sul flottante per indice. Fonte: Osservatorio PIR, Assogestioni

I PIR ordinari hanno supportato in particolare la crescita dell’EGM, come dimostra il dato dell’incidenza del flottante, pari a circa 230 milioni di euro di investimenti”, sottolinea Riccardo Morassut, Senior Research Analyst dell’Ufficio Studi di Assogestioni, aggiungendo: “Dalla nascita di questi strumenti nel 2017, il numero delle società quotate nell’allora AIM ora EGM è più che raddoppiato, passando da circa 90 società a 193, a dimostrazione di come i PIR abbiano reso più liquido e spesso questo segmento di Borsa Italiana”.

I dettagli su classi di fatturato e numero dei dipendenti delle aziende nel mirino dei PIR ordinari attestano che le aziende target sono effettivamente quelle più piccole: il 46% degli investimenti effettuati sull’EGM riguarda società con un fatturato fino a 50 mln euro e il 54% ha meno di 250 dipendenti, a segnalare ancora una volta la piccola-media dimensione delle aziende beneficiarie.

Un’ulteriore conferma di come questi strumenti stiano effettivamente dando linfa vitale al tessuto produttivo del paese arriva dallo spaccato settoriale: oltre un terzo delle aziende dell’EGM su cui investono i PIR ordinari appartiene, infatti, al comparto industriale.

Il non quotato nel mirino dei PIR alternativi

L’orientamento appare analogo anche per i PIR alternativi, un mercato ancora piuttosto contenuto, che ad oggi vale 1,5 mld euro di attivi. La composizione del portafoglio attualmente investito risulta molto favorevole verso le aziende non quotate, che pesano per l’84% del totale. L’8% è diretto all’EGM, il 5% in small-cap e il 2% in mid-cap.

In particolare, il 32% del non quotato riguarda aziende con un fatturato inferiore ai 50 mln euro e il 52% aziende con un fatturato tra i 50 e i 250 mln euro. Anche il 36% delle società dell’EGM incluse negli investimenti dei PIR alternativi fattura meno di 50 mln euro. Il 48% delle aziende quotate sull’EGM che ricevono flussi dai PIR alternativi ha un fatturato da 50 a 250 mln euro.

Immagine 2 - PIR alternativi: investimenti azionari per indici e classi di fatturato. Fonte: Osservatorio PIR, Assogestioni

Il consolidamento dei primi risultati dei PIR alternativi conferma come questi strumenti si stiano muovendo nella direzione pensata dal legislatore. Sono infatti circa 600 milioni gli investimenti effettuati dai PIR alternativi, di cui oltre il 90% relativi alle società non quotate o quotate sull’EGM, quindi PMI ad alto potenziale”, conclude Morassut.

Infine, confrontando gli investimenti azionari effettuati dai PIR ordinari e dai PIR alternativi, l’81% degli investimenti di questi ultimi riguarda aziende con fatturato fino a 250 mln euro, rispetto al 15% dei PIR ordinari per la stessa classe di fatturato.

Leggi Anche