Governance, Corcos: “Italia pioniera delle best practice internazionali”

Pubblicato il 10/12/2019

“Il settore del risparmio gestito in Italia, a fine ottobre, ha raggiunto i 2.284 miliardi di euro, pari al 130% del Pil. Questa tendenza ha reso obsoleto il modello di azionariato diffuso, basato sulla divergenza tra gli interessi dei gestori e degli azionisti – la maggior parte dei quali sono investitori retail – e ha dato origine al nuovo modello di agency capitalism dove la proprietà è concentrata nelle mani degli investitori istituzionali ai quali i piccoli risparmiatori delegano la gestione dei loro investimenti in società quotate e dove il rapporto gestore/azionista è distribuito in modo da riflettere il ruolo di intermediari degli asset manager”.

Lo ha dichiarato Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni intervenendo all’Italy Corporate Governance Conference e aggiungendo che “in tutto il mondo si registra un crescente attivismo dei gestori sulla corporate governance delle società in cui investono, così come aumenta il numero di membri dei consigli di amministrazione ottenuti dagli investitori. Questo trend è confermato anche in Italia dove si registrano più attivisti e campagne di engagement rispetto ad altri Paesi europei anche con mercati più grandi e maturi. L’Italia è stato il secondo paese con maggiore presenza di attivisti al mondo dopo gli Stati Uniti nel periodo 2000-2010, ponderando l’attività di engagement alle dimensioni del mercato”.

Con l’adozione dei Principi italiani di Stewardship nel 2013, il nostro Paese è diventato “tra i pionieri nell’implementazione delle best practice internazionali. Uno strumento efficace per lo svolgimento dell’attività di stewardship in modo responsabile è la presentazione delle liste di minoranza con membri caratterizzati, oltre che dall’elevata integrità e professionalità, da un rafforzamento dei requisiti di indipendenza, non solo verso le società in cui ricoprono la carica, ma anche verso gli asset manager che li hanno nominati. La stagione assembleare 2019 ha visto ancora una volta i gestori italiani ed esteri svolgere un ruolo molto attivo nella presentazione di candidati di minoranza nei Consigli di Amministrazione delle società quotate italiane: i membri dell’Investment Managers’ Committee hanno infatti depositato 64 liste per l’elezione o la cooptazione di candidati di minoranza in 49 società quotate, per un totale di 76 candidati idonei”, ha proseguito il presidente.

“Un tema importante riguarda le azioni con diritto di voto multiplo e le azioni di fidelizzazione consentite in Italia nel 2015, seguendo le orme di diversi altri Paesi europei e americani, per concedere maggiori diritti di voto agli azionisti di lungo periodo. Penso che le azioni con diritto di voto multiplo possano anche andare a vantaggio degli investitori, ma spesso sono più uno svantaggio che un vantaggio per gli azionisti di minoranza. Noi, in quanto investitori istituzionali, siamo solitamente contrari al loro utilizzo. Ritengo che sia importante lavorare attraverso la legislazione primaria e l’autoregolamentazione dei comitati nazionali sul governo societario per stabilire e armonizzare norme e comportamenti a livello europeo”, ha aggiunto Corcos.

“Un altro tema fondamentale è il ruolo del presidente, che assume una rilevanza sempre maggiore per un corretto governo societario. Il presidente può essere considerato uno degli opportuni contrappesi all’accentramento dei poteri gestionali da parte degli organi esecutivi e delegati. Per sottolineare ulteriormente il ruolo del presidente quale garante per tutti gli azionisti (compresi gli azionisti di minoranza), sarebbe utile incoraggiare la migliore prassi dell’assemblea degli azionisti che nomina il presidente. In tal modo, la nomina da parte dell’assemblea, con l’indicazione specifica dell’argomento all’ordine del giorno, rafforzerebbe, da un lato, la responsabilità del presidente nei confronti dell’intera compagine sociale e, dall’altro, il suo ruolo nei confronti degli altri membri del Consiglio", ha concluso Corcos.

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