Fia italiani riservati: al via la consultazione del Mef

Pubblicato il 4/6/2020

Aprire a una nuova categoria di investitori non professionali i fondi alternativi riservati, abbassando la soglia di ingresso da 500 a 100mila euro e valorizzando al contempo il servizio di consulenza finanziaria e di gestione di portafogli a tutela dei clienti-risparmiatori.

Questo il senso della proposta che Assogestioni ha sottoposto al vaglio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha lanciato oggi una consultazione al mercato sul tema.

I Fondi di investimento alternativi (Fia) riservati sono prodotti tipicamente destinati alla clientela upper-affluent e private, altamente patrimonializzata e in grado di sopportare il rischio legato a impieghi illiquidi nei mercati non quotati al fine di migliorare l'efficienza dell’asset allocation, con la prospettiva di rendimenti decorrelati e – potenzialmente – anche molto consistenti nel medio-lungo termine.

Strumenti di investimento che rappresentano uno dei veicoli ideali per la costruzione dei Pir alternativi, prossimi al varo dopo l’approvazione del DL Rilancio che ne regola il funzionamento (spiegato nel dettaglio in questo articolo).

Pur essendo un segmento di nicchia nel panorama dell’asset management, i Fia – che comprendono i fondi hedge, il private equity, il venture capital e strategie che fanno ampio uso di derivati, come i managed futures – rappresentano una realtà in continua crescita a livello globale, ma che in Italia non ha ancora espresso tutto il proprio potenziale nonostante un settore produttivo largamente basato su piccole imprese, talvolta anche molto innovative, che per crescere hanno bisogno di mezzi finanziari al momento reperibili principalmente attraverso i tradizionali canali bancari.

 

Categorie di investitori (vigenti)
Attualmente l’articolo 14 del dm n. 30/2015 consente l’accesso ai Fia riservati alle seguenti categorie di investitori: gli investitori professionali (i clienti professionali privati e pubblici, nonché coloro che su richiesta possono essere trattati come clienti professionali ai sensi della MiFID II); gli investitori non professionali che investono, direttamente o tramite gestione di portafoglio, un importo complessivo, non frazionabile, non inferiore a 500mila euro; i componenti del Cda e dipendenti del gestore senza alcuna soglia di ingresso.

 

La “nuova” categoria proposta da Assogestioni
La proposta di Assogestioni al Mef aggiunge un’ulteriore categoria di investitori non professionali che possono accedere ai Fia riservati, individuando una soglia di accesso più bassa, ma con alcuni presidi a tutela degli investitori.

L’Associazione prevede che possano accedere ai Fia riservati anche gli investitori non professionali che rispettano le seguenti  condizioni:
(i) sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioni del Fia per un importo iniziale non inferiore a 100mila euro e tale importo iniziale non supera, al momento della sottoscrizione o dell’acquisto delle quote o azioni del Fia, il 10%-20% del proprio portafoglio finanziario;
(ii) effettuano l’investimento nell’ambito della prestazione di un servizio di consulenza in materia di investimenti o nell’ambito di una gestione di portafoglio. 

La soglia di 100mila euro “coincide con quella prevista nel Regolamento Euveca ed Eusef per la definizione dell’investitore semi-professionale e nel Regolamento Emittenti della Consob ai fini dell’esenzione dalla pubblicazione del prospetto d’offerta”, sottolinea Roberta D’Apice, direttore del settore legale di Assogestioni.

“La previsione di un obbligo di effettuare l’investimento nell’ambito della prestazione del servizio di consulenza”, continua D’Apice, “è volto ad assicurare l’applicazione dei presidi in tema di product governance e di valutazione di adeguatezza previsti dalla MiFID 2, la cui finalità è proprio quella di evitare fenomeni di mis-selling”.

Altro elemento qualificante della proposta dell’Associazione è quello di considerare una definizione di portafoglio finanziario dell’investitore ‘allargata’, comprensiva cioè non solo degli strumenti finanziari e dei depositi bancari, ma anche dei prodotti d’investimento assicurativi, “rappresentando questi prodotti una componente rilevante del patrimonio finanziario degli investitori italiani”, conclude D’Apice.

 

Il documento di consultazione del Mef
Il documento di consultazione del Mef tiene conto e accoglie gran parte della proposta di Assogestioni, prevedendo – in aggiunta alle categorie di investitori attualmente previste dal citato articolo 14 – la partecipazione anche:

(i) degli investitori non professionali che sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioni del Fia per un importo iniziale non inferiore a 100mila euro e tale importo iniziale non supera, al momento della sottoscrizione o dell’acquisto, il 10% del proprio portafoglio finanziario; effettuano l’investimento nell’ambito della prestazione del servizio di consulenza in materia di investimenti. La partecipazione minima iniziale non è frazionabile;
(ii) dei soggetti abilitati che sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioni del Fia per un importo iniziale non inferiore a 100mila euro nell’ambito della prestazione del servizio di gestione di portafoglio per conto di investitori non professionali.

Come richiesto da Assogestioni, il Mef introduce una nozione di portafoglio finanziario allargata, considerando il valore complessivo del portafoglio in strumenti finanziari – inclusi i depositi bancari – e in prodotti assicurativi.

Il Mef prevede che tale portafoglio debba essere disponibile presso il medesimo intermediario o gestore. Su quest’ultimo profilo nonché  su altri aspetti riguardanti la soglia minima di ingresso, il limite di concentrazione, la composizione del portafoglio e le gestioni di portafogli, il documento di consultazione del Mef chiede il parere dell’industria e degli stakeholder che dovrà essere reso entro il prossimo 3 luglio.

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