Il rilancio della previdenza complementare non è più rinviabile

Pubblicato il 14/7/2022

Il sistema previdenziale può e deve giocare un ruolo fondamentale a sostegno dello sviluppo economico e della crescita futura del Paese. Tuttavia, affinché ciò avvenga, è necessario che governo e istituzioni promuovano con convinzione il rafforzamento del secondo pilastro, attraverso alcune revisioni mirate, che puntino a un aumento delle adesioni e dotino i fondi pensione di una capacità maggiore di agire sul mercato.

Questo il grande tema al centro del quarto seminario del ciclo “Risparmio, mercato dei capitali e governo dell’impresa”, nato dalla collaborazione tra CNEL e Assogestioni, sul tema “Previdenza complementare e mercato dei capitali: un connubio necessario”.

Aprendo i lavori Tiziano Treu, presidente del CNEL, ha osservato: “La previdenza complementare si sta sviluppando solo lentamente e con risorse esigue. Siamo arrivati a un punto in cui bisogna decidere cosa fare: se continuare così o, come sarebbe auspicabile, cambiare passo nella direzione di un rafforzamento del secondo pilastro. Soprattutto in un periodo di incertezze come quello che stiamo vivendo, sarebbe bene avere un sistema previdenziale articolato, anche per incamerare maggiori risorse da impiegare per l’investimento di lungo periodo”.

“Il Paese ha bisogno di rilanciare con convinzione il sistema previdenziale integrativo. Una riforma mirata della previdenza complementare, che porti alla nascita di un vero e proprio secondo pilastro, non è più rinviabile. Non solo perché troppi lavoratori non beneficiano dei rendimenti di un investimento diversificato, ma anche per irrobustire il mercato dei capitali nazionale a beneficio delle imprese e delle infrastrutture. L’Italia non può crescere pensando solo ai BTP”, ha aggiunto Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni.

A seguire, nel Keynote Speech dell’evento, Luigi Guiso, Axa professor of household finance presso l’Einaudi Institute for Economics and Finance (EIEF), si è soffermato su alcune inefficienze del sistema pensionistico e dell’architettura finanziaria dell'Italia, illustrando i benefici che deriverebbero da una riforma previdenziale. “Il nostro sistema finanziario è ancora piuttosto distante dall’ideale di completezza ed eterogeneità del mercato, anche per la carenza di investitori istituzionali forti. Il rafforzamento dei fondi pensione comporterebbe indubbi benefici tanto per i singoli risparmiatori, bisognosi di un piano di integrazione del futuro pensionistico, quanto per il tessuto imprenditoriale italiano e dunque per l’efficienza complessiva del sistema economico del Paese". 

Angelo Marano, DG politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha invece posto l’accento sul problema del mercato delle rendite vitalizie, che a suo avviso "in Italia è ancora agli inizi e non funziona. I fondi pensione fanno fatica a trovare questi strumenti sul mercato o pagano prezzi eccessivi e presentano quindi coefficienti di trasformazione peggiori rispetto al pubblico. Una situazione che deve essere cambiata per consentire un corretto funzionamento della previdenza complementare”. 

Il seminario è proseguito con una tavola rotonda moderata da Francesco Lupi, senior pensions & AML advisor di Assogestioni, e dedicata alle “Proposte per un rilancio della previdenza complementare in Italia”.

Nel corso del dibattito, a cui hanno contribuito Simone Bini Smaghi, vice direttore generale di ArcaFondi Sgr, Arianna Immacolato, direttore fisco e previdenza di Assogestioni, Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione, Angelo Pandolfo, partner e responsabile dipartimento pension and health insurance di Fieldfisher Italy e Michele Siri, professore ordinario di diritto commerciale dell’Università di Genova, i relatori hanno evidenziato le sfide che la previdenza complementare si trova ad affrontare e la necessità che – data la centralità del tema per lo sviluppo economico del Paese – si compia un salto culturale di fiducia diffusa nei confronti dei fondi pensione, sostenuto con convinzione da governo e istituzioni.

In particolare, Bini Smaghi ha sottolineato come al momento i fondi pensione non siano ancora in grado di cogliere le opportunità presenti in Italia. “L’assenza di un mercato sviluppato della previdenza complementare significa anche nel mondo degli investimenti lasciamo delle opportunità agli altri Paesi. La più grossa operazione sul mercato immobiliare oggi in Europa è fatta in Italia. L’ex area EXPO è in riconversione: l’operatore che sta gestendo i lavori è australiano e il fondo pensione che ha dato tutte le risorse è canadese. Non ha davvero senso dire che non ci siano opportunità di rendimento nei mercati dei capitali in Italia quando lasciamo operazioni del genere a chi arriva da altri Paesi.

Le risorse disponibili svolgono già questo compito di supporto al sistema economico del Paese, ma per contribuire in modo decisivo devono crescere, passando per un incremento sostanziale delle adesioni. L’engagement delle fasce meno coinvolte, come i giovani, i lavoratori part-time o a tempo determinato e quelli del pubblico impiego, avrà bisogno della fiducia delle istituzioni e di una massiccia campagna informativa.

“È importante rilanciare un periodo di adesione di massa accompagnato da una adeguata campagna informativa. Prima però, riteniamo indispensabile rivedere il sistema di adesione ai fondi pensione e ridisegnare l'opzione di default in linea con le raccomandazioni dell'OCSE, dare maggiore flessibilità nella fase di erogazione delle prestazioni e rendere più efficiente la fiscalità per incentivare le adesioni ed eliminare le distorsioni della tassazione per maturazione dei rendimenti”, ha concluso Arianna Immacolato, direttore fisco e previdenza di Assogestioni.

È possibile rivivere il seminario sul canale YouTube del CNEL e su FR|Vision.

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