Sottoscrittori di fondi italiani, l’aggiornamento 2019

Pubblicato il 27/5/2020

Nel 2019 i sottoscrittori di fondi di diritto italiano sono diminuiti di 200mila unità rispetto all’anno precedente passando da 7,2 a 7 milioni – un dato consequenziale alla raccolta netta negativa per 10,7 miliardi di euro registrata nei dodici mesi tra gennaio e dicembre.

Si tratta comunque di una lieve diminuzione che è il riflesso di un anno sostanzialmente piatto, con deflussi intorno al 4,5% del patrimonio totale dei fondi italiani. Ricordiamo che i fondi di diritto italiano coprono il 40% circa del mercato retail.

L'evidenza emerge dall’aggiornamento per il 2019 dello studio “I sottoscrittori di fondi comuni italiani” a cura di Alessandro Rota e Riccardo Morassut, rispettivamente direttore e research analyst dell’ufficio studi di Assogestioni. 

 

Un pò di storia 

Tra il 2002 e il 2005 il totale dei sottoscrittori di fondi comuni italiani si è mantenuto sopra i 9 milioni, per poi ridursi fino al 2012 in parallelo con l’andamento negativo della raccolta netta. Dal 2013 la ripresa dei flussi si è poi accompagnata a un incremento dei sottoscrittori. 

Il dato del 2019 rimane dunque positivo e in linea con i livelli del 2008, anno che ha innescato una serie di crisi che hanno portato a minimi importanti quali i 5,4 milioni di sottoscrittori del 2012.  

Negli anni la partecipazione – intesa come l’incidenza del numero dei sottoscrittori sul totale della popolazione italiana residente – è passata dal 17% del periodo 2002-2003 al minimo del 9% del 2012. Successivamente la ripresa delle sottoscrizioni ne ha riportato il valore vicino al 12%. 

 

Capitolo Pir 

All’incremento dei sottoscrittori nel corso degli ultimi anni ha contribuito il successo dei fondi Pir compliant, a cui hanno aderito 810mila risparmiatori (930mila includendo i fondi di diritto estero). 

La riforma introdotta con la finanziaria 2019 ha sostanzialmente bloccato lo strumento, che ne ha risentito lasciando sul terreno un miliardo di raccolta e sottoscrittori in calo sia nel segmento dei Pir italiani (-74mila unità, da 884mila nel 2018 a 810mila nel 2019) sia in quello dei Pir esteri, che ricordiamo costituire circa il 15% dell’intero mercato dei fondi Pir-compliant.

Dall’analisi della distribuzione degli importi detenuti a fine 2019 emerge che i risparmiatori che sono rimasti nei Pir hanno creduto nello strumento alimentando la posizione nel 2019 come testimonia l’aumento del patrimonio mediamente detenuto, passato dai 13mila euro del 2018 ai 16mila del 2019. 

I dati dei Pir attestano anche lo spostamento della concentrazione degli investimenti. L’82% dei sottoscrittori di Pir ha investito fino a 30.000 euro (nel 2018 era il 93%); il 15% detiene importi compresi tra 30.000 e 60.000 euro. Ciò detto, solo il 3% degli investitori supera i 60.000 euro, sfruttando tutto il plafond disponibile maturato dopo tre anni di vita dei Pir. 

Altro dato interessante riguarda l’età dei sottoscrittori di Pir, con una maggiore rappresentazione delle fasce d’età centrali (46-55 e 56-65 anni) rispetto alle fasce 66-75 e ultra-75. Fascia, quest’ultima, in cui rientra il 15% dei sottoscrittori (dato che sale al 20% per i fondi italiani considerati nel loro insieme). Più uomini che donne (55 vs 45) e concentrati al nordest (29% vs il 25% dei non-Pir. 

 

Caratteristiche anagrafiche dei sottoscrittori 

Spostando l’attenzione sulla totalità dei fondi di diritto italiano, risulta stabile al 40% su tutto il periodo la quota dei sottoscrittori delle fasce di età centrali (46-65 anni). 

L’età media dei sottoscrittori a fine 2019 è di 60 anni, con un quinto dei sottoscrittori di fondi ultra-75enni (erano il 9% nel 2002).

Pochi – e in calo – i giovani: la quota dei sottoscrittori di età compresa tra i 26 e i 35 anni è scesa dal 15% del 2002 al 6% del 2019. 

A livello di genere, si assiste a un lento ma costante calo della proporzione degli uomini a favore delle donne, che nel 2019 rappresentano il 47% dei sottoscrittori. 

Con riferimento alla distribuzione del patrimonio, si evidenzia un’elevata concentrazione nei quantili più elevati: il 10% dei sottoscrittori più ricchi detiene quasi la metà del patrimonio complessivo; metà dei sottoscrittori investe meno di 13.386 euro. 

 

Distribuzione geografica 

Stabile dal 2002 la distribuzione dei sottoscrittori nelle cinque macroaree del Paese: il 65% circa degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. 

A fine 2019 i livelli di partecipazione regionale più alti si registrano in Emilia-Romagna (19,5%), Lombardia (17,4%) e Liguria (16,6%); questi valori calano a mano a mano che ci si sposta verso Sud.

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