SdR2024 | Sviluppo del mercato dei capitali: una necessità per la competitività italiana ed europea

Pubblicato il 10/4/2024

Protagonista degli eventi organizzati da Assogestioni nel secondo giorno di Salone di Risparmio è stato il tema del mercato dei capitali, le sue sfide e opportunità, declinate nei vari ambiti.

Nella conferenza “CMU, il risparmio enabler della competitività europea”, l'attenzione è stata rivolta alla Capital Markets Union (CMU), un progetto ambizioso volto a promuovere il flusso di investimenti e risparmi attraverso l'Unione Europea per stimolare la crescita economica e creare nuove opportunità di investimento.

Il Direttore Generale di Assogestioni Fabio Galli ha aperto la conferenza sottolineando: “Per capire perché la Capital Markets Union sia centrale basta soffermarsi sui numeri di un paper in cui l'attuale presidenza belga del Consiglio Ue ha dichiarato perché nei prossimi cinque anni dovremo lavorare sulla CMU. In particolare, negli Usa le quotate capitalizzano oltre il 220% del Pil, mentre in Europa siamo sotto il 90% e in Italia sotto il 40%. Numeri che evidenziano una divaricazione totale tra i sistemi”.

Mario Nava, Direttore Generale della DG Structural Reform Support della Commissione Europea, ha delineato il perimetro di azione della Commissione, sottolineando l'importanza di un mercato finanziario europeo integrato per sostenere la crescita, la stabilità e la competitività dell'Unione Europea. La Commissione ha infatti adottato nel 2020 un nuovo Action Plan, stabilendo 16 azioni finalizzate al raggiungimento di tre macro obiettivi, il primo dei quali si riferisce a una ripresa verde, digitale, inclusiva e resiliente.

Per trasformare in capitale di rischio l’ingente risparmio generato nell’Unione europea, occorre un mercato di capitali a livello europeo ed efficiente”, ha affermato Mario Nava. “L’unione dei mercati di capitali rimane un obiettivo fondamentale per la crescita del mercato europeo e per la competitività delle sue imprese, anche attraverso la digitalizzazione e la finanza verde”.

La successiva tavola rotonda ha visto la partecipazione di Stefano Caselli, Dean della SDA Bocconi e Professore Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari presso l'Università Bocconi, Sandro Pierri, CEO di Bnp Paribas AM e Presidente di Efama, Marcello Sala, DG del Dipartimento di Economia del MEF, e Davide Serra, CEO e Founder di Algebris, e attraverso il loro dialogo sono state analizzate e discusse le normative e le direttrici di sviluppo dell’industria per trasformare il risparmio privato in una risorsa concreta per la crescita e la stabilità economica del sistema Paese.

Stefano Caselli ha dichiarato: “Creare un mercato dei capitali che possa spingere gli investimenti e l’innovazione è una priorità, che deve essere messa al centro dei dibattiti. Fino a poco tempo fa la CMU era un tema da addetti ai lavori, ma oggi non più”. Ponendo l’accento sulle banche, secondo Caselli, “devono essere tirate a bordo, perché per mitigare il regulatory capital è per loro essenziale lavorare con clienti con una struttura finanziaria adeguata, e perché hanno bisogno di ragionare in termini di investment banking”.

Sandro Pierri ha aggiunto: “Dobbiamo ragionare sul lato dell’offerta e della domanda e su come vengono tenute assieme dalla competitività dell’industria. Su questo fronte, abbiamo tre angoli di lettura: come allunghiamo l’orizzonte temporale dei risparmiatori, come miglioriamo la qualità della consulenza finanziaria e come interveniamo sugli incentivi fiscali. Su quest’ultimo aspetto, la complessità è che si tratta di una materia di competenza degli stati membri”.

Parlando dei PIR, Davide Serra ha dichiarato: “I PIR sono un’idea eccezionale. A Londra i contribuenti residenti hanno benefici fiscali sugli investimenti fino a 1,5 milioni. È un modo di remunerare il rischio. La cosa bella del PIR è proprio che indirizza risorse verso aziende sulle quali non si investirebbe. Siamo partiti benissimo, ma poi è stato fatto l’errore di inserire in strumenti liquidi degli asset illiquidi, cioè il venture capital. Questo ha comportato una frenata dell’offerta. Questo ha penalizzato le imprese, e ha fatto sì che i risparmiatori che avevano investito siano poi passati ad altro”.

Marcello Sala ha concluso: “Un Paese come il nostro, senza grandi player di gestione del risparmio e senza player alternativi alle banche, ha però un’eccellenza assoluta rappresentata dai risparmi. Creare un framework normativo all’avanguardia per intervenire sul modo in cui questi risparmi vengono impiegati è una necessità, quindi il primo obiettivo da porsi è svecchiare una serie di norme che esistono da molto tempo e non incorporano gli sviluppi che abbiamo avuto in questi anni”.

Il Salone del Risparmio si conferma dunque un importante luogo di incontro e confronto tra i protagonisti del settore degli investimenti con le istituzioni, in un’ottica di dialogo collaborativo per un futuro finanziario più sostenibile.

Un altro punto cardine per lo sviluppo del mercato dei capitali italiani riguarda il ruolo degli investitori istituzionali, argomento affrontato nella conferenza di Assogestioni “Please in my backyard: gli investitori istituzionali e l’allocazione all’Italia”. Sul palco, il confronto tra asset manager, rappresentati da Ugo Loeser, AD di Arca Fondi Sgr, e Patrizia Noé, Head of Italian Institutional Client Coverage di UBS AM, e fondi pensione e casse di previdenza, rappresentati dai Direttori Generali Anna Maria Selvaggio di Fon.Te, Alfredo Granata di Inarcassa e Salvatore Cardillo di PreviAmbiente. Dal dibattito è emerso che sicuramente c’è ancora molto da fare per migliorare l’allocazione all’Italia degli investitori istituzionali. Tuttavia, negli ultimi anni è aumentata la consapevolezza e sono aumentate anche le conoscenze, come visto dalle esperienze raccontate dai partecipanti alla tavola rotonda.

A chiudere la mattinata di lavori nella sala Assogestioni è stato Federico Freni, Sottosegretario di Stato al MEF, il quale ha sottolineato, il quale ha individuato le possibili soluzioni al problema di frammentazione che limita l’afflusso dei capitali verso il tessuto produttivo italiano. “Un primo intervento può consistere nell’accentramento dell’investimento attraverso la creazione di un fondo di fondi che convogli le risorse e coinvolga i player istituzionali”, ha detto. Sul fronte della regolamentazione, l’idea di Freni è invece che sia inefficace cercare di incentivare a puntare sul Paese “a tutti i costi”: l’approccio, ha spiegato, “deve essere piuttosto quello di rendere attrattivo l’investimento sul piano della massimizzazione del profitto”. Uno sforzo che l’esponente del Governo interpreta non solo nel senso di introdurre leve fiscali a favore di casse previdenziali e fondi pensione ma anche e soprattutto come impegno a intensificare la ricerca. “Se non investiamo nella ricerca il nostro mercato finanziario muore: le small cap quotate non esistono perché la ricerca in questo Paese non c’è più”, ha affermato. Per poi concludere ricordando l’importanza di “omogeneizzare i regolamenti sugli investimenti e alleggerire la burocrazia”.

Tutte le conferenze sono disponibili on demand e tradotte anche in lingue inglese sulla piattaforma digitale FR|Vision (https://vision.focusrisparmio.com), broadcaster ufficiale del Salone del Risparmio.

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