Tutela del Risparmio: 5 buone ragioni per avere e per scegliere i fondi comuni di investimento

Pubblicato il 6/8/2007

5 BUONE RAGIONI PER AVERE E PER SCEGLIERE I FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO … ANCHE DURANTE LE CRISI FINANZIARIE

Il settore del risparmio gestito gioca una partita importantissima nel campo della tutela del risparmio ed ancora di più lo stanno facendo i fondi comuni d’investimento.

Ci sono molti buoni motivi per mettere i propri risparmi in un fondo. Assogestioni, l’associazione del risparmio gestito, ne indica almeno cinque.

“5 buone ragioni” che differenziano i fondi dagli altri prodotti finanziari e che spiegano perché è utile avere questi strumenti finanziari anche durante le crisi:

 

Autonomia

Un brivido ha attraversato la schiena di molti risparmiatori, quando è fallita Lehman e le altre banche d’affari americane hanno rischiato la stessa fine. I possessori di obbligazioni di questi emittenti, infatti, non hanno alcuna garanzia (e spesso poche speranze) di recuperare quanto hanno investito. Le obbligazioni sono titoli di credito che conferiscono al sottoscrittore il diritto a ricevere il rimborso del capitale sottoscritto e una remunerazione a titolo di interesse, sempre che l’emittente non sia colpito da difficoltà finanziarie.

Chi acquista fondi comuni di investimento, invece, non corre questo rischio, in quanto il patrimonio è separato da quello della società che lo gestisce, del distributore e dall’eventuale gruppo che controlla l’una o l’altra o entrambe. In sostanza, le somme versate dai singoli confluiscono in una sorta di “cassa comune”, che non può entrare a far parte del patrimonio della sgr e, in caso di fallimento di quest’ultima, essere attaccata dai creditori, che non possono pregiudicare in alcun modo i diritti degli investitori. Lo stesso concetto normativo di Oicr, ossia di organismi che svolgono la funzione di investimento in forma "collettiva" del risparmio sta a indicare che le somme sono investite come un unico patrimonio e ciascun sottoscrittore ha diritto a un certo numero di quote, il cui valore dipende dall’andamento dei mercati.

La separazione del patrimonio rappresenta uno dei presidi stabiliti dal legislatore a tutela degli investitori. La normativa comunitaria, che vale tanto per i fondi quanto per le sicav, stabilisce inoltre che le quote degli Oicr siano depositate presso una banca terza rispetto alla società di gestione e restino di proprietà collettiva dei sottoscrittori. Non entrando a far parte dello stato patrimoniale delle sgr, degli intermediari e dei gruppi bancari di appartenenza, gli attivi del fondo non sono toccati dal fallimento di alcuno di questi operatori. In casi estremi, l’unica ipotesi è la liquidazione degli asset e la distribuzione dei ricavi conseguiti ai sottoscrittori da parte della banca depositaria, in proporzione al numero di quote detenute.

 

Controllo

C’è chi ha molto e chi troppo poco. Dal punto di vista della vigilanza, i prodotti finanziari non sono tutti sullo stesso piano. A differenza di altri strumenti finanziari, i fondi comuni sono sottoposti a una molteplicità di controlli pubblici, interni ed esterni.

I primi sono esercitati dalla Consob e dalla Banca d’Italia. La Commissione per le società e la borsa vigila sulla correttezza e sulla trasparenza, ossia sul rispetto delle regole di comportamento da parte delle società di gestione e sull’informazione nei confronti dei risparmiatori. Le sgr, infatti, sono chiamate a operare con diligenza e nell'esclusivo interesse degli investitori e devono mettere questi ultimi in grado di fare delle scelte consapevoli e di potere seguire i loro investimenti (la Consob approva i Prospetti informativi che devono essere consegnati all’investitore prima della sottoscrizione di un fondo).

La Banca d’Italia, invece, autorizza le sgr e le sicav e vigila sulla stabilità patrimoniale e il contenimento del rischio. Approva inoltre il regolamento di gestione del fondo e detta i limiti agli investimenti e altre regole operative per le sgr.

Oltre alle autorità di vigilanza, le società di gestione e le sicav sono soggette a controlli interni affidati al collegio sindacale (che vigila sull'attività sociale, controllandone l'amministrazione, l’osservanza della legge e dell'atto costitutivo e la regolare tenuta della contabilità). È previsto, inoltre, un responsabile del controllo interno, che gestisce i reclami e verifica  che la società sia dotata di procedure idonee a garantire il rispetto delle leggi.

I controlli esterni competono alla società di revisione per quanto riguarda la documentazione contabile e alla banca depositaria, che tra i suoi principali compiti ha quello di accertare la legittimità delle operazioni di emissione e rimborso delle quote del fondo, il calcolo del loro valore e la destinazione dei redditi del fondo. Tutti i soggetti incaricati del controllo sono tenuti ad informare tempestivamente la Banca d'Italia e la Consob delle eventuali irregolarità riscontrate.

La vigilanza non è limitata all’industria dei fondi, ma si estende anche ai collocatori. Sia le società di intermediazione (sim), sia i promotori finanziari devono essere iscritti ad appositi albi tenuti dalla Consob. Insomma, nessuno si può improvvisare “venditore” di fondi, ma deve essere “qualificato” ed autorizzato. Non solo, il promotore deve presentare al cliente, al momento del primo incontro, una copia della dichiarazione redatta dalla sim o dalla banca in cui risultino gli elementi identificativi della società, gli estremi di iscrizione all'albo e i suoi dati anagrafici. 

 

Diversificazione

Diversificazione, un concetto astratto che in concreto significa “non mettere tutte le uova nello stesso paniere”, perché se cade la cesta si rompono tutte. I fondi investono in molti titoli, che differiscono per capitalizzazione, mercato e settore di appartenenza, per cui le perdite che derivano dal crollo di uno o alcuni sono bilanciate dalle performance delle altre posizioni che compongono il portafoglio.

Con i fondi, la diversificazione viene affidata a un professionista il gestore, il quale ha accesso a una grande quantità di dati e informazioni di cui difficilmente il singolo potrebbe disporre. Inoltre, questo processo è costoso per l’investitore privato, che dovrebbe acquistare molti titoli azionari o obbligazionari per evitare la concentrazione su una sola area o settore.

In questo senso il fondo comune è un “servizio chiavi in mano”. Esiste però un altro livello di diversificazione, quello tra i fondi. Infatti, se l’investitore sottoscrivesse tutti comparti specializzati sui mercati emergenti, sarebbe fortemente penalizzato dal crollo delle Borse di quelle aree. Analogamente, se acquistasse solo fondi azionari, lasciando da parte quelli obbligazionari. È vero che la correlazione tra i mercati è aumentata, ma non è totale. Inoltre, la volatilità è diversa tra le asset class, implicando livelli di rischio differenti.

Nella diversificazione, tuttavia, non bisogna eccedere. Un portafoglio troppo frammentato non è necessariamente meno rischioso; al contrario è più costoso e quindi meno redditizio. Molti studi dimostrano che costruire la corretta asset allocation è più importante che scegliere i singoli fondi. È come un cuoco che può disporre di ottimi ingredienti, ma non sa cucinarli oppure usa troppo o troppo poco sale.

 

Trasparenza

Spesso è scritto in piccolo, ma ogni giorno il valore della quota di un fondo, in gergo tecnico Nav (net asset value), viene pubblicato sui quotidiani e online. L’investitore può sapere sempre quanto vale il suo investimento, se si apprezza o si deprezza.

I fondi sono, dunque, strumenti trasparenti a differenza di altri prodotti più opachi per i quali non vigono gli stessi obblighi di pubblicità.

In base alla normativa italiana, le società di gestione devono valorizzare il patrimonio con cadenza almeno settimanale. La maggior parte, però, esegue questo calcolo quotidianamente, secondo regole predefinite. Il prezzo è ottenuto dalla somma del valore corrente di tutti i titoli in portafoglio, al netto delle spese, diviso per il numero totale delle quote. Per i fondi italiani, il Nav pubblicato è quello di due giorni prima, perché è soggetto a tutta una serie di controlli che non permettono di avere il valore di chiusura del giorno stesso. Per gli esteri, il ritardo è di un giorno.

La pubblicazione quotidiana del prezzo della quota è utile per conoscere il valore al quale si acquista e si vende. A questo proposito è bene ricordare, che quando si sottoscrive un fondo, il valore preso a riferimento è quello del giorno in cui l’importo versato viene a far parte effettivamente del patrimonio del fondo. Non è, dunque, quello del giorno in cui l’investitore firma il modulo, perché è necessario che le somme versate siano realmente disponibili per essere investite. Lo stesso discorso vale quando si esce. L'importo del rimborso è di norma determinato in base al valore della quota del fondo del giorno di ricezione della domanda da parte della sgr (valore pubblicato sui quotidiani due giorni dopo).

 

Solidità

Molti investitori puntualmente cadono nell’errore di comprare sui massimi e vendere sui minimi, con il risultato di ottenere rendimenti deludenti. In pratica, inseguono i trend, anziché cavalcarli. Alcuni studi dimostrano che la performance di un fondo può discostarsi anche significativamente da quella realizzata dal singolo risparmiatore, che entra ed esce frequentemente.

I fondi sono strumenti di investimento e non di trading. Intesi in questo senso hanno aiutato i risparmiatori a navigare nelle acque agitate della Borsa. Nonostante la crisi che ha colpito i mercati nell’ultimo anno, i migliori comparti azionari continuano ad avere rendimenti positivi nel quinquennio, orizzonte minimo per questo tipo di strumenti.

Negli Stati Uniti, un investitore tiene un fondo in media cinque o sei anni, senza preoccuparsi delle oscillazioni che può avere nel breve periodo. Questo atteggiamento ha aumentato la fiducia degli americani nel risparmio gestito a discapito dell’acquisto diretto di azioni e obbligazioni. I fondi, inoltre, sono utilizzati a fini previdenziali all’interno dei piani 401(k).

Le crisi hanno carattere eccezionale, perché gli indici raggiungono spesso livelli di volatilità record e in poco tempo. Non per questo, lo strumento “fondo” perde la sua solidità. Può diminuire il valore del suo patrimonio, può essere liquidato o fuso in un altro comparto se gli asset si riducono al punto da non permettere una gestione efficiente del portafoglio, può sospendere temporaneamente i riscatti a tutela degli investitori, ma non può fallire. E in ogni caso tutte queste operazioni devono essere eseguite solo se previste nel Prospetto informativo, secondo le modalità in esso indicate. Insomma, non all’insaputa del risparmiatore. Infatti, questo documento deve sempre essere consegnato prima della sottoscrizione.

 

Materiale promozionale

Tutti gli interessati possono richiedere gratuitamente il materiale prodotto per promuovere la campagna dell'associazione a tutela del risparmio "5 buone ragioni per avere i Fondi comuni anche durante le crisi finanziarie".

Per ulteriori informazioni contattare l'ufficio comunicazione dell'associazione allo 02.3616511

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